lunedì 16 settembre 2013

Bellezze riscoperte...


Ieri è andata meravigliosamente la Cicloescursione verso il Bike Festival, kilometri, sorrisi e scoperte. Accanto a noi la storia, abbiamo provato ad immaginare rivivere approdi reali, ville storiche, battaglie patriottiche. Beccatevi qualche foto! Vi aspettiamo al prossimo appuntamento. Vi lasciamo con un estratto di un libro storico che ripercorre l'epica battaglia del forte di Vigliena: dedicato a chi ieri ha condiviso gioia e sudore...

...In quel punto, s'intese una spaventevole detonazione, ed il molo fu scosso come da un terremoto; nel tempo istesso l'aria si oscurò con una nuvola di polvere, e, come se un cratere si fosse aperto al piede del Vesuvio, pietre, travi, rottami, membra umane in pezzi, ricaddero sopra larga circonferenza.
Era il forte di Vigliena saltato in aria. Attaccato impetuosamente dalla truppa del Cardinale, avea risposto anche con maggiore impeto. L'odio era tanto più grande tra assedianti ed assediati in quanto che si combatteva, calabresi contro calabresi, fratelli contro fratelli. Le lotte empie sono le più terribili e le più accanite. Può esservi uno che sopravviva nei duelli ordinari, niuno sopravisse di Eteocle e Polinice. Respinti, gli assedianti domandarono soccorso.Il Cardinale loro spedì cento Russi con una batteria di cannoni e l'assalto ricominciò più micidiale di prima. In capo ad un ora, una parte del muro era crollato e presentava una breccia praticabile. Fu intimato al Comandante di rendersi; l'abbiamo detto, era desso un vecchio prete patriotta, chiamato Antonio Toscano.Ricusò.I Calabresi ed i Russi si slanciarono all'assalto. La fantasia di un imperatore, il capriccio di un pazzo, di Paolo I, mandava degli uomini, nati sopra le spiagge della Neva, del Don e del Volga, a morire per principi di cui ignoravano i nomi, sulle rive del Mediterraneo.Due volte furono respinti e riempirono dei loro cadaveri la strada che conduceva alla breccia.Tornarono una terza volta alla carica, e questa volta entrarono nel forte, si gettarono i fucili e, come i Catabresi non conoscono nè la spada nè la bajonetta, si combattè col coltello e col pugnale, combattimento muto e mortale, combattimento corpo a corpo, in cui la morte penetra in mezzo ad abbracci così stretti che si crederebbero paterni.Gli assalitori crescevano sempre, gli assaliti cadevano, gli uni dopo gli altri, rialzandosi pria di morire per mordere o per colpire ancora.Di cento cinquanta erano appena sessanta; più di quattrocento uomini li circondavano. Non temevano la morte ma morivano disperati di morire senza veder compiuta la loro vendetta.All'improvviso, il vecchio prete coperto di ferite, gli interroga nell'istesso tempo, con lo sguardo col gesto e colla voce.‑ Vogliamo?Tutti lo comprendono e con una voce rispondono:‑ Sì!Immediatamente, Antonio Toscano si lascia cadere nel sotterraneo dove è la polvere, avvicina una pistola che ha conservato come suprema risorsa, ad un barile di polvere e fa fuoco. Allora in mezzo ad una spaventevole esplosione, vincitori e vinti, sono confusi in uno stesso cataclisma...
("I Borboni di Napoli" - A. Dumas) 

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